Scuola: Cabri - Disegni - Sketchup

martedì 14 aprile 2020

Pensieri sparsi

- Sono uscito a comprare il mangiare per la criceta. Per la strada tenevo la mascherina sul collo. Mi sentivo un esperto.

- In casa si rischia l'abbrutimento. La perdita dei normali ritmi e delle normali routine tende a sgretolare quelle abitudini di base che ci tengono in ordine. Da questo punto di vista lavorare in rete riporta a una dimensione di impegno che tiene la mente occupata.

- Poi però il lavoro in rete e la lettura delle notizie dà dipendenza e tendono anch'essi a rompere i normali ritmi circadiani.

Difficile ... bisogna accettare che si può essere sovrastati dalla situazione e concedersi il tempo e la calma di cui abbiamo bisogno per provare ad assestarsi.

Vabbè,
solo piccoli pensieri sparsi.

domenica 12 aprile 2020

Venne il Coronavirus


Venne il coronavirus.
Rimanemmo sorpresi e incapaci di valutare: la novità, la quarantena, il dramma, la tragedia,
l'enormità degli avvenimenti.
Venne la voglia di resistere, di pensare a come nonostante tutto saremmo usciti
da questa vicenda rinnovati e guariti nell'animo e nella mente.
Venne la voglia di condivisione e solidarietà.
"Quanto tutto sarà passato penseremo di più alla natura.
Penseremo di più ai veri valori della vita.
Penseremo al rapporto con gli altri. Daremo più peso agli aspetti essenziali.
Apprezzeremo di più la socialità. Sarà facile battersi per un modo migliore."

A metà Aprile siamo tornati agli interessi personali.

Didattica a distanza. E' il pensiero analogico-induttivo che ci fa confondere

Didattica a distanza. E' il pensiero analogico-induttivo che ci fa confondere

Sarà come l'influenza.
Tutti noi essere umani abbiamo la tendenza a mettere sopra le situazioni nuove e sconosciute le immagini di ciò che conosciamo e abbiamo già sperimentato.
Si tratta di un meccanismo animale che serve a produrre decisioni in poco tempo e senza affrontare elaborate valutazioni spesso troppo complesse. Faccio un esempio: se lanciate per aria un cappello nero in una piazza piena di piccioni, questi volano via tutti. (Provateci la prossima volta che potrete andare in una piazza). Il meccanismo analogico in questo caso è: macchia nera uguale falco che attacca. Non c'è per il piccione il tempo di valutare le differenze, di prendere decisioni elaborate, di riconoscere con precisione che le forme del cappello non sono esattamente quelle di un falco. E' nero e vola, meglio scappare.
Dolore, febbre, infiammazione alle vie respiratorie: sarà come l'influenza, inutile prendere misure eccessive. Questo è il pensiero analogico.

Veniamo allora alla didattica a distanza.
C'è una disposizione di bambini a griglia. C'è un insegnante che parla. Mi sembra proprio che sia una classe, mi sembra proprio che sia scuola. E allora comincio a voler mettere su questa nuova situazione l'immagine di ciò che conosco: tre/quattro ore di lezione a mattina, interrogazioni, valutazioni.
Ma come dimostra il coronavirus: andare per analogie non è sempre la strada migliore.
La didattica a distanza non è come stare a scuola: io alunno non posso parlare con il compagno di banco, non posso mostrare il quaderno al maestro, sono solo davanti a uno schermo, faccio molta fatica a valutare le emozioni della classe (noia, interesse, curiosità, ...), faccio fatica a intervenire, a raccontare quello che penso e sento. Io alunno difficilmente riesco a rivolgere delle osservazioni ai miei compagni.
Se una analogia c'è, è con una scuola ottocentesca, basata sulla trasmissione del sapere, sul concetto di tabula rasa e vaso da riempire, sulla centralità (ed esibizione) del docente, sul concetto di tradizione e identificazione.

Prima di commettere lo stesso errore che abbiamo fatto con il coronavirus: fermiamoci a pensare.


Guzman.

Classroom

Come avrete capito il nostro lavoro e le sfide
proseguono su Google Classroom

Ciao!!
Guzman.