Scuola: Cabri - Disegni - Sketchup

lunedì 27 aprile 2015

La nascita della matematica nella mente umana.


La nascita della matematica nella mente umana.

Nasce il tempo nella mente umana. Nasce perché la mente umana è in grado di concepire le trasformazioni; meglio, è in grado di affrontare trasformazioni. Trasformazioni del pensiero.
E' in grado di rendere non esistente ciò che è e di rendere esistente ciò che non è. E' in grado di far sparire e di ricreare. Questa è l'attività intensa a cui va incontro la mente del bambino appena nato.

Il bambino fa sparire, nella mente, il mondo materiale freddo ed aggressivo e ricrea, con la capacità di immaginare, la memoria-fantasia delle sensazioni intrauterine avute dalla stimolazione della pelle. Con questa immagine in mente, grazie a questa immagine, il bambino si volge alla ricerca di un essere umano altro da sé.
Ed allora, noi pionieri di questa terra sconosciuta a metà tra psicologia e pensiero matematico, ci chiediamo se la matematica non nasca proprio in quel momento, in quel volgersi del bambino alla ricerca di un essere umano altro da sé.
Ci chiediamo: è possibile ipotizzare che la nascita del tempo nella mente umana sia anche la nascita della matematica?
Questa capacità di percepire il movimento del tempo, di cui abbiamo parlato in questi paragrafi, potrebbe portare con sé la capacità di contare.
Questo passare da qualcosa che sparisce a qualcosa che compare potrebbe essere l'archetipo di quello che sarà il contare: ci si separa da un prima per andare a un poi. O, detto con parole contrarie, il contare potrebbe essere la traccia, la memoria, l'immagine, l'essenza di quello che fu attuare la fantasia di sparizione contro la realtà materiale per poi, in un tempo non quantificabile, immaginare che dovesse esistere un altro essere umano diverso da se stessi.
Tempo e contare sono intimamente connessi. Il muoversi degli eventi nel tempo scandisce un ritmo che diventa contare. Ed allora ci chiediamo se il primo numero fu lo 0 della fantasia di sparizione contro il mondo o se invece il primo numero fu l'1 della memoria-fantasia delle sensazioni intrauterine che crearono la mente ed il corpo umano del neonato, seguito poi dal numero 2 che fu la speranza-certezza che esiste un seno.

E poi ancora. Abbiamo detto che la matematica è studio delle relazioni, degli schemi, delle delle funzioni, delle trasformazioni, rappresentate astrattamente e genericamente con delle frecce. Ci chiediamo allora se queste trasformazioni, queste frecce, che la matematica studia non siano la memoria e l'astrazione di quel primo movimento che la mente del neonato fa per andare verso, volgersi, indirizzarsi, rapportarsi, attaccarsi, ...
Ci chiediamo cioè se la mente umana non sia in grado di fare matematica proprio in virtù del fatto che essa nasce con un movimento di ricerca, di trasformazione.
Il neonato fa sparire il non umano e si volge alla ricerca dell'umano: possiamo forse immaginare che questa è la prima freccia. Possiamo pensare che la prima freccia sta nel concetto di pulsione, che la freccia sta nel concetto di rapporto.
La freccia è l'immagine essenziale della speranza-certezza che esiste un seno.
La matematica nasce dall'astrazione del concetto di relazione, nasce dall'astrazione del rapporto del neonato con la mamma. Nasce da questa capacità del bambino di cercare il contenuto.
La matematica prende l'idea del tempo e del rapporto dai primi movimenti della mente ... poi si indirizza a studiare il mondo ... astratto.

Scrive Fagioli:

Ma io pensai alla formula geniale E=mc2 e vidi che il pensiero parlava con la matematica e non aveva espressione verbale. Mi chiedo, mi sono sempre chiesto, se quell'espressione del pensiero in cui le lettere diventano numero, renda, possibile, la conoscenza dell'istinto di morte. La capacità di immaginare, con la matematica, è soltanto nel rapporto con il mondo. E', forse, linea pura”.
Left, Ottobre 2014, n.41.



Segue.


sabato 25 aprile 2015

La nascita del tempo nella mente umana.

La nascita del tempo nella mente umana

Pensiamo a quei primi momenti del neonato appena uscito dal canale del parto:
la luce aggredisce la retina, il neonato rende, con la fantasia, non esistente il mondo materiale aggressivo, compare nella sua mente la memoria-fantasia delle sensazioni intrauterine avute,
il neonato immagina e si volge alla ricerca di una realtà umana oltre la propria.
Vi è in questi primissimi due pensieri (fantasia di sparizione contro il mondo materiale e memoria-fantasia delle sensazioni intrauterine avute) un volgersi del neonato dal mondo materiale al mondo umano.
Si tratta del primo movimento della mente. Si tratta della nascita stessa della mente.
La mente nasce quindi con un movimento, con un volgersi, con un passare da un momento a un altro, con un passare dal non umano all'umano, con un passare da una situazione all'immaginarne un'altra. La mente nasce con una trasformazione.

Possiamo qua allora fare delle ipotesi.
Possiamo ipotizzare che questo primo movimento della mente abbia forti ripercussioni su tutta la strutturazione della mente stessa e sia alla base dell'esistenza di certe categorie, mentali appunto, che gli esseri umani hanno.
Più precisamente ci chiediamo: è possibile pensare che questo far sparire qualcosa per immaginare qualcos'altro, questo passaggio da un momento a un altro, crei nella nostra mente la nozione di tempo? Crei nella nostra mente il tempo stesso?
Ciò che era, non è più; ciò che non era, è. Il mondo materiale aggressivo non esiste nella mente, la memoria-fantasia delle sensazioni avute esiste grazie alla capacita di immaginare.
Questo primo passaggio della mente da un momento a un altro, stiamo dicendo, potrebbe determinare la nostra capacità di concepire e rapportarsi con il tempo. La fantasia di sparizione insieme alla capacità di immaginare potrebbero essere all'origine dell'esistenza del concetto di tempo nella nostra mente in quanto creerebbero nella mente l'idea della trasformazione.

La mente umana è in grado di andare incontro a trasformazioni.
Nel feto non vi è scorrere del tempo1 perché non vi è neanche la mente ma dobbiamo pensare che altrettanto valga per gli animali. Dobbiamo pensare che sebbene gli animali possano esperire il mondo che cambia, essi non riescano a percepire la dimensione del tempo che passa perché il loro cervello non ha in sé il concetto di trasformazione. Dobbiamo pensare che gli animali sono in grado di avere ricordi fotografici di situazioni varie ma che essi non possono concepire il passare del tempo. Riescono cioè a percepire il movimento nello spazio, il cambiamento del corpo nello spazio ma non la trasformazione della mente nel tempo.
Il cucciolo di cerbiatto che nasce, per qualcosa che lo rende diverso da un essere umano, non realizza una fantasia di sparizione contro la realtà materiale fredda ed aggressiva ma anzi realizza il massimo della razionalità possibile per rapportarsi il meglio possibile con questo mondo materiale cercando di ottimizzare le sue possibilità di sopravvivenza. L'animale si muove con l'istinto che, contrariamente a quanto comunemente pensato, è una spinta razionale a ripetere, nelle stesse condizioni, sempre gli stessi comportamenti automatici.
Vi è questa grossa differenza tra gli animali e gli esseri umani: gli esseri umani hanno la fantasia di sparizione.


Quei primi pensieri del neonato creano nella mente l'idea della trasformazione e con essa la possibilità di concepire il tempo.



1. “Avevo scritto che la donna, linea pura, guardava le pareti della grotta. E' sola a guardare le linee che sono colori. I colori che sono linee senza il nero del buio da cui l'essere umano si è tolto perché la donna-natura lo ha gettato nel mondo. Il corpo del feto sparisce come se non fosse mai esistito. Il neonato è una realtà che, prima, non è esistita. Non ha il ricordo del tempo passato perché il tempo nel feto non esiste. E' realtà biologica in rapporto con lo spazio.” Massimo Fagioli, Left, numero 11, marzo 2015.

lunedì 20 aprile 2015

Teoria della nascita.

La teoria della nascita.

La teoria della nascita è una teoria psicologica elaborata dallo psichiatra italiano Massimo Fagioli1.
Esponiamo qua la teoria e poi cercheremo di rintracciare nella descrizione che questa teoria dà dei primi movimenti della mente umana anche la nascita della matematica.

Il feto viene alla luce attraverso il canale del parto.
Il feto è fino a quel momento una realtà esclusivamente biologica.
Una volta alla luce il neonato viene esposto a forti stimoli: luce, freddo, aria, rumore.
La luce è lo stimolo assolutamente nuovo.
I fotoni di luce stimolano la retina del neonato.
La retina è l'unica parte del cervello che si apre materialmente verso l'esterno.
E' stato dimostrato che la foto-stimolazione della retina determina una trasformazione radicale del cervello, rispetto alla fase uterina, in quanto ad attività e zone coinvolte.

Il feto, nelle ultime settimane di gestazione, ha maturato una potenzialità di reagire che gli ha permesso di percepire con la sensibilità della cute le qualità del liquido amniotico in forma di benessere intrauterino (calore, omeostasi).

La reazione (ossia la messa in atto della capacità di reagire) del feto rispetto ai forti stimoli ed in particolare rispetto alla luce è, secondo la teoria, quella di attuare una fantasia di sparizione nei confronti del mondo materiale esterno. Una fantasia di sparizione che rende, nella mente, non esistente tutto ciò che intorno a lui non è umano (luce, aria, freddo, rumore).
Si tratta della prima reazione mentale del neonato, del suo primo pensiero.
Il primo pensiero quindi “fa di ciò che è, ciò che non è”. Fa, nella mente, del mondo materiale qualcosa che non è.
E' importante notare che questa fantasia di far sparire qualcosa è nel neonato sana, fisiologica e non patologica ed è per questo definita “fantasia”.

Subito dopo, in un tempo non quantificabile, emerge, secondo la teoria, nella mente del neonato, la “memoria-fantasia dell'esperienza avuta” dentro al liquido amniotico.
Tale memoria-fantasia, insieme alla capacità di immaginare, determina la ricreazione nella mente del neonato delle sensazioni intrauterine. La ricreazione delle sensazioni intrauterine costituisce un'immagine mentale, la prima immagine mentale del neonato e, secondo Fagioli, la fonte stessa della realtà psichica. Non vi è realtà psichica, non vi è realtà umana, prima che questa dinamica avvenga.
Questa creazione di una immagine mentale costituisce il secondo pensiero del neonato e si tratta in questo caso di un pensiero che “fa di ciò che non è, ciò che è”: le sensazioni uterine non più esistenti vengono ricreate nella mente.
La capacità di immaginare quindi, specificamente umana, crea nella mente del neonato il suo secondo pensiero costituto appunto da un'immagine ed è questa prima immagine, questa ricreazione delle sensazioni intrauterine, che consente al neonato una immediata e spontanea ricerca di una realtà umana altra dalla propria, “una speranza-certezza che esista un seno”.

Riassumendo abbiamo quindi due momenti:
stimolazione luminosa con conseguente fantasia di sparizione contro il mondo materiale,
ricreazione delle sensazioni intrauterine come prima immagine mentale con conseguente speranza-certezza che esista un seno.

Stimolazione luminosa, fantasia di sparizione contro il mondo materiale, ricreazione delle sensazioni intrauterine, speranza-certezza che esista un seno, sono i passaggi fondamentali all'origine del pensiero umano e del tempo della vita umana nel senso che dobbiamo pensare che prima che avvenga questa dinamica non vi è realtà psichica e non vi è neanche tempo umano.

La fantasia di sparizione inoltre va pensata come una dinamica specie-specifica dell'essere umano perché tutto il regno animale è sottoposto a stimolazione luminosa alla nascita ma negli altri animali non si determina la formazione della psiche.

Nel rapporto al seno inizia la dinamica relazionale. Nel caso in cui la risposta materna sia ripetutamente deludente il bambino tenderà a ripetere la dinamica di far sparire l'oggetto frustrante, ma questa volta il far sparire sarà rivolto verso il mondo umano e non più verso il mondo non umano. La dinamica di far sparire perde allora il suo carattere fisiologico e si configura invece come patologica nella cosiddetta pulsione di annullamento.
La pulsione di annullamento, nella teoria di Fagioli, è all'origine della malattia mentale in quanto tende a fare di ciò che è umano, ciò che non è.

La nascita umana fisiologicamente sana rende possibile uno sviluppo sano.
Se le situazioni avverse determinano la malattia mentale resta comunque implicita la possibilità, con la psicoterapia, di recuperare l'originaria capacità di immaginare e con ciò di curare la malattia mentale.


Nota 1:
Massimo Fagioli, Istinto di morte e conoscenza, L'asino d'oro edizioni, Roma 2010 (prima edizione 1972).
Massimo Fagioli, La marionetta e il burattino, L'asino d'oro edizioni, Roma 2011 (prima edizione 1974).
Massimo Fagioli, Teoria della nascita e castrazione umana, L'asino d'oro edizioni, Roma 2012 (prima edizione 1975).
Massimo Fagioli, Bambino donna e trasformazione dell'uomo, L'asino d'oro edizioni, Roma 2013 (prima edizione 1980).
Ai suddetti volumi di teoria, Fagioli ha poi affiancato numerose altre pubblicazioni. La teoria della nascita è stata approfondita e ampliata, in costante confronto con scoperte scientifiche che confermano gli assunti delle formulazioni originarie.

domenica 19 aprile 2015

Teoria delle Categorie.

Definizione di Categoria.

Non è questo il posto adatto per entrare nei dettagli della teoria delle categorie. Si tratta di una teoria affascinante, espressiva e potente. Possiamo qua solo mostrare come la definizione di categoria sia piuttosto elementare e dare dei semplici esempi.

Abbiamo detto che nella teoria delle categorie il concetto fondamentale sono le frecce.
Una freccia f dall'oggetto a all'oggetto b si indica con:


Diciamo, per semplicità, che due frecce sono consecutive se l'oggetto destinazione della prima coincide con l'oggetto sorgente della seconda.

Una categoria è una collezione di frecce tra oggetti tale che:
  • Composizione: date due frecce consecutive f e g è definita la loro composizione che è una freccia g f che va dalla sorgente di f alla destinazione di g.
  • Identità: per ogni oggetto a della categoria c'è una freccia ia , detta freccia identità di a, che parte da a e finisce in a, tale che:
    per ogni freccia f che termina in a risulta ia f = f ,per ogni freccia g che parte da a risulta g ia = g.
  • Associatività: date tre frecce consecutive f , g , h risulta:
    h (g f) = (h g) f.


Questo è quanto è richiesto ad una collezione di frecce per essere definita una categoria.
In poche parole: le frecce si possono comporre, ogni oggetto ha una freccia che ritorna su stesso ed agisce come freccia neutra, la composizione di frecce è associativa nel senso che nella composizione hgf non importa se si compone prima h con g e poi con f, oppure se si compongono prima g con f e poi si compone con h.

La definizione può sembrare strana ma sicuramente sembrano deboli le richieste che si fanno sulle frecce e sembrano non in grado di dar luogo a una matematica espressiva e potente. Invece il fatto di incentrarsi da subito sul concetto di relazione dà alla teoria delle categorie una espressività enorme.

Un esempio immediato di categoria è dato dalla collezione degli insiemi (che giocano il ruolo di oggetti) con le funzioni (che giocano il ruolo di frecce) ma gli esempi di categorie che si possono fare sono praticamente infiniti. In generale (ma non è affatto l'unica possibilità) si ottiene una categoria considerando gli oggetti matematici con una certa struttura (esempio: spazi topologici, spazi metrici, gruppi, ...) e considerando come frecce le trasformazioni che preservano tale struttura.
Non possiamo qua spingerci oltre nella descrizione delle categorie.

Abbiamo visto come nella teoria degli insiemi molte costruzioni risultino forzate e farraginose: la coppia ordinata, il prodotto cartesiano, le relazioni, le funzioni, i numeri naturali, ...
La teoria delle categorie riesce a dare delle definizioni pulite e strutturali di tutti questi concetti e di moltissimi altri.
Quando diciamo “definizioni strutturali” intendiamo definizioni in grado di cogliere esattamente ed esclusivamente la struttura di ciò che si vuole studiare.
Così non è per esempio per la definizione dei numeri naturali data nella teoria degli insiemi. Se definiamo 0 come {}, 1 come 0 U {0}, 2 come 1 U {1}, 3 come 2 U {2} e cosi via, otteniamo qualcosa che ha le proprietà dei numeri naturali ma che ha anche molte altre proprietà casuali derivanti dalla specifica costruzione che ne stiamo dando: per esempio, secondo questa definizione, abbiamo che 1 appartiene a 3, cosa che non ha nessun significato ma è solo conseguenza della costruzione scelta.
Secondo una definizione strutturalista il numero 3 dovrebbe essere caratterizzato esclusivamente dall'occupare il terzo posto nella successione dei numeri e da nessun'altra proprietà derivante per esempio dall'insieme che si è scelto per rappresentarlo.

Un altro aspetto interessante, anche, come vedremo, per i nostri scopi, della teoria delle categorie è la sua capacità di rappresentare anche se stessa. E' qui che la teoria delle categorie prende il via verso livelli di astrazione che non esistono in nessuna altra branca della matematica. Le categorie (viste come oggetti) con le trasformazioni tra categorie (viste come frecce) formano esse stesse una categoria ... Ma qua, davvero, non possiamo spingerci oltre perché la difficoltà matematica delle astrazioni diventa esponenziale.

____________

L'aspetto che più ci interessa è questa possibilità di basare la matematica sulle frecce.
Di basare la definizione dei numeri sulle frecce. Di caratterizzare il contare con le frecce.
Ci interessa qua sottolineare l'importanza nella matematica moderna e nelle fondamenta della matematica del concetto di freccia, relazione, processo, trasformazione.

Ci interessa perché tenteremo di cogliere l'origine stessa di tali concetti nei primi processi mentali di ogni neonato.
A questo scopo dobbiamo descrivere la Teoria della Nascita di Massimo Fagioli.



mercoledì 15 aprile 2015

Frecce !!

Le frecce e la Teoria delle Categorie.

Immaginiamo adesso una teoria matematica diversa.
Una teoria per certi versi folle che decide di poggiare tutto sul concetto di freccia. Si, la freccia,
la comune freccia che siamo abituati a disegnare sui fogli, diventa il concetto fondamentale, primitivo, non riconducibile ad altri concetti della teoria che stiamo per introdurre.
Le frecce sono frecce, qualunque cosa questo voglia dire. Le frecce hanno un oggetto iniziale ed un oggetto finale:
• → •
Le frecce rappresentano una qualunque relazione tra due oggetti.

In questa teoria gli enti primitivi sono le “frecce” e gli “oggetti”:
Una categoria è una collezione di oggetti e frecce. Si richiede solo che le frecce si possano comporre per ottenere altre frecce (nel modo che vedremo tra poco):


Gli oggetti possono rappresentare enti di qualunque tipo e le frecce possono rappresentare relazioni le più disparate tra gli oggetti.

La teoria delle categorie è un modo per formalizzare il generico concetto di struttura matematica per mezzo di una collezione di oggetti e frecce.
Molte aree significative della matematica possono essere formalizzate per mezzo delle categorie.
Incentrandosi solo su oggetti e frecce la teoria delle categorie potrebbe sembrare una teoria elementare e di poca portata invece risulta che la teoria delle categorie è un'astrazione del concetto di matematica stesso e permette in molte branche della matematica di enunciare e dimostrare in maniera semplice e pulita risultati che altrimenti risultano estremamente intricati e complessi.
Un esempio di categoria è la categoria degli insiemi in cui gli oggetti sono gli insiemi e le frecce sono le funzioni tra insiemi. Tuttavia in una categoria gli oggetti e le frecce possono essere entità le più disparate purché obbediscano alle poche richieste che la teoria delle categorie fa sulle frecce.
La teoria delle categorie è in grado di dimostrare risultati generali che poi valgono in moltissimi ambiti della matematica proprio perché le categorie compaiono ovunque e riescono a rappresentare ed astrarre concetti molto generali. Per ogni concetto matematico che possa essere rappresentato con oggetti e frecce che si comportano come richiesto dalla teoria delle categorie, saranno validi tutti i risultati della teoria delle categorie.

La teoria delle categorie pone un forte accento sulle frecce, dette anche morfismi. L'idea è che per studiare gli oggetti matematici è fondamentale studiare le relazioni tra gli oggetti più che gli oggetti stessi. Sono le frecce che riescono a raccontare le proprietà degli oggetti perché esse proprietà emergono chiaramente quando un oggetto lo si mette a confronto con altri oggetti.
Le “frecce” possono essere per esempio funzioni, processi o trasformazioni che preservano una struttura.
La proprietà più importante delle frecce è il fatto che si possono comporre.

La teoria delle categorie raggiunge livelli di astrazione estremamente elevati che risultano spesso difficili non solo da comprendere ma anche da concepire.
La teoria delle categorie astrae sui concetti matematici di insieme, spazio topologico, spazio vettoriale, spazio metrico, gruppo, ... e moltissime altre strutture matematiche. La teoria delle categorie riesce a rappresentare tutte queste branche ed a dimostrare risultati che valgono in tutte queste branche.

La teoria delle categorie ci interessa perché si occupa del concetto di freccia, di relazione, di direzione, di processo. E questi concetti sono non solo alla base della matematica ma anche, come abbiamo intuito e vedremo in dettaglio, alle origini della matematica nella mente umana.

Nel prossimo paragrafo vediamo allora la definizione di categoria matematica.


martedì 14 aprile 2015

Relazioni come insiemi.

Relazioni e funzioni nella teoria degli insiemi.

La matematica deve, abbiamo detto, studiare le relazioni che sussistono tra oggetti vari di natura astratta. Ma che cos'è una relazione? Cosa sono le relazioni nella teoria degli insiemi?

Questo post è piuttosto tecnico, lo scopo è mostrare come si rappresentano le relazioni nella teoria degli insiemi e scoprire che la costruzione è piuttosto farraginosa.

Una relazione è una freccia, un collegamento, un legame tra due o più oggetti.
Come si può modellizzare il fatto che esiste una relazione tra l'oggetto a e l'oggetto b nella teoria degli insiemi? Solo mettendo a e b in uno stesso insieme e dotando, se necessario, tale insieme di una qualche “struttura”. La relazione tra l'oggetto a e l'oggetto b potrebbe essere rappresentata con {a, b} se a e b non giocano ruoli diversi, oppure con {{a}, {a, b}} se a e b giocano ruoli diversi, per esempio a è il primo oggetto della coppia e b è il secondo oggetto della coppia oppure a è la sorgente e b è la destinazione.
Le coppie della forma {{a}, {a, b}} si chiamano coppie ordinate e si indicano per brevità con (a,b).

Per formalizzare il concetto di relazione nell'ambito della teoria degli insiemi si definisce prima di tutto il concetto di prodotto cartesiano.
Il prodotto cartesiano di due insiemi A e B è l'insieme di tutte le coppie ordinate (a, b) con a in A e b in B (formalmente il prodotto cartesiano è un particolare sottoinsieme dell'insieme di tutti i sottoinsieme di A U B).
Avendo a disposizione il concetto di prodotto cartesiano possiamo dire che una relazione tra l'insieme A e l'insieme B è semplicemente un sottoinsieme del prodotto cartesiano tra A e B.
Una funzione tra A e B invece è una relazione tale che se (a, b1) e (a, b2) sono suoi elementi allora b1=b2, ossia una funzione è una relazione che ad ogni elemento di A associa al più un elemento di B.

Come vediamo le definizioni di relazione e funzione non sono complicatissime ma non sono nemmeno immediate (si tenga presente che abbiamo omesso la maggior parte dei dettagli).

Qualcuno ha pensato che se la matematica deve studiare le relazioni e le trasformazioni allora le relazioni e le trasformazioni dovrebbero essere gli oggetti di base della matematica stessa. Dovrebbero essere quegli oggetti che la matematica prende come primitivi e non ulteriormente riconducibili ad altri concetti. Così fa la teoria delle categorie di cui parliamo nel prossimo paragrafo.


lunedì 13 aprile 2015

Topologia.

Topologia

La topologia è una branca bellissima e fondamentale della matematica.
Non è una branca specialistica nel senso che non si occupa di un ramo di matematica dedicato a un tema ristretto. No, la topologia è alle basi della matematica. La topologia viene subito dopo la teoria degli insiemi e viene prima dell'algebra, prima dell'analisi, prima della geometria. Non si può fare matematica, ai nostri tempi, senza topologia.

Ma cos'è la topologia?
La topologia è lo studio delle proprietà delle figure e delle forme che resistono alle deformazioni continue quali allungamenti, compressioni, torsioni, curvature ma non rotture, bucature, strappi, incollature, sovrapposizioni.
Abituati fin dalla scuola a pensare agli oggetti geometrici in cui le misure contano, facciamo fatica a pensare a proprietà delle forme e delle figure che non dipendono dalle misure e che sopravvivono alle deformazioni continue. Nel 1900 ci si è resi conto che invece queste proprietà sono molte e sono molto importanti, spesso più importanti delle proprietà geometriche. Moltissima della matematica moderna non potrebbe esistere senza lo studio della topologia.

Facciamo alcuni semplici esempi.
Un pallone ha un dentro ed un fuori. Se dentro al un pallone c'è una pallina, non avete modo di tirarla fuori senza rompere il pallone, senza bucarlo. Potete deformare il pallone quanto volete, potete torcerlo, schiacciarlo, comprimerlo, curvarlo, allungarlo ... o addirittura annodarlo se ci riuscite, ma la pallina che è chiusa dentro, resterà dentro. Dentro e fuori sono concetti topologici, non geometrici.
Un altro esempio. Una ciambella ha un buco nel mezzo dove potete infilarci il dito. Potete deformare la ciambella quanto volete ma il buco nel mezzo, ovviamente, resterà a meno che non la rompiate o non incolliate il buco ma queste non sono operazioni ammesse. Anche una tazzina ha un buco in cui mettere un dito, il buco della maniglia; da questo punto di vista una tazzina ed una ciambella sono esattamente la stessa cosa. Un topologo non distingue tra una tazzina ed una ciambella, sono due oggetti con un buco, un solo buco:



Lo spazio dove mettiamo il caffè è solo un infossamento della ciambella.
In generale il numero di buchi che un oggetto ha, è una proprietà topologica.

Un foglio di carta (o di gomma) ha due facce ed un bordo e qualunque deformazione subisca avrà sempre due facce ed un bordo. Un tubo ha due facce e due bordi. Una palla ha due facce e nessun bordo. La bottiglia di Klein (del paragrafo precedente) ha una sola faccia e nessun bordo. Anche facce e bordi sono proprietà topologiche.
Questi sono esempi semplici ma si possono fare esempi di complessità crescente a piacere.

Ecco, la topologia non solo compare presto nella strutturazione dei risultati matematici ma compare presto anche nella mente dei bambini.
I bambini con meno di tre anni passano molto tempo a fare esperimenti topologici: “se metto questa pallina qua dentro che succede?”, “se faccio il giro del tavolo che succede?”, “se la pallina passa dentro al tubo che succede?” “Se passo la corda nell'anello che succede?”, ...

Possiamo adesso osservare che vari degli assiomi di Peano che caratterizzano i numeri naturali (si veda un paragrafo precedente) hanno un carattere topologico: essi servono ad evitare che i numeri naturali abbiano dei loop, servono a fare in modo che i numeri naturali abbiano un inizio (lo 0) e non abbiano una fine e servono ad assicurare che tutti i numeri naturali sino raggiungibili grazie alla funzione “successore di”. Tutte queste sono precise proprietà topologiche che descrivono l'insieme dei numeri naturali come qualcosa che ha la seguente struttura:



Lo scopo di questo nostro lavoro è tentare di raccontare come nasce la matematica nella mente umana. Ci stiamo avvicinando piano piano a raccontare le idee di base.
Abbiamo scoperto che per scoprire come nasce la matematica nella mente umana dobbiamo scoprire come nasce il “contare” nella mente umana perché questa sembra essere una delle attività di base. E forse ancora prima dobbiamo scoprire come nasce quella freccia, quella spinta, che fa passare dallo 0 all'1.

Abbiamo poi scoperto (si veda anche il paragrafo precedente) che ci sono strani e forti nessi tra la struttura dei numeri naturali ed i concetti topologici di contenuto e contenente.
E' interessante notare che la topologia, nel momento in cui parla di deformazioni, porta con sé un concetto di tempo perché le deformazioni avvengono nel tempo. Ma il concetto di tempo è a sua volta intimamente connesso con il contare perché contare è anche una scansione del tempo.
Alle basi della matematica, alle sue origini nella mente umana, troviamo quindi un forte legame tra le nozioni di “contare”, “tempo” e “topologia”.

Nei prossimi paragrafi troveremo che nel bambino appena nato che cerca il seno c'è già il primo pensiero che rende possibile agli esseri umani contare, pensare a questioni topologiche e creare matematica.


Ma prima di addentrarci negli aspetti psicologici della nostra ricerca abbiamo un ultimo argomento matematico da affrontare: le relazioni, le frecce!

Latte in bottiglia.

Ben fondatezza.

L'assioma di ben fondatezza ha delle strette connessioni con l'argomento di cui stavamo parlando ossia con i numeri naturali e la loro struttura come identificata da Peano.
Ci sono vari modi di enunciare l'assioma di “Ben fondatezza”. Per non rendere la nostra trattazione troppo complessa, lo enunciamo qua nel seguente modo che risulta facilmente comprensibile:
    Assioma di fondatezza: Non esistono successioni infinite di insiemi ciascuno avente fra i suoi elementi il successivo.

Ossia non possono esistere degli insiemi A1, A2, A3, A4, .... tali che A1 ha come elemento A2 che ha come elemento A3 che ha come elemento A4 e così via senza fine:

A1 ϶ A2 ϶ A3 ϶ A4 ϶ A5 ϶ A6 ϶ A7 ϶ ...
(dove ϶ significa “ha fra i suoi elementi”)

Questo assioma in particolare evita che un insieme possa essere elemento di se stesso, infatti se X fosse elemento di X allora si potrebbe costruire una successione infinita di insiemi ciascuno avente fra i suoi elementi il successivo semplicemente prendendo tutti gli elementi della successione uguali a X:

X ϶ X ϶ X ϶ X ϶ X ϶ X ...

L'assioma evita in generale anche l'esistenza di loop di appartenenza di questo genere:

A1 ϶ A2 ϶ A3 ϶ A4 ϶ A1

Perché anche questi portano direttamente alla costruzione di successioni discendenti infinite.
Le successioni discendenti infinite sono come pozzi senza fine, come pacchetti che contengono pacchetti che contengono pacchetti ... a oltranza senza arrivare mai a una fine, a un contenuto oltre i contenitori. L'assioma di ben fondatezza vuole ed esige che gli insiemi abbiano un contenuto, foss'anche tale contenuto, come sappiamo, l'insieme vuoto.

Abbiamo visto che i numeri naturali vengono definiti nel seguente modo.
Definiamo 0 come {}.
Definiamo ora 1 come 0 U {0} ossia {} U {{}} = {{}}
Definiamo poi 2 come 1 U {1} ossia {{}} U {{{}}} = { {}, {{}} }
Definiamo poi 3 come 2 U {2} ossia { {}, {{}}, {{},{{}}} }
ecc.
In questo modo abbiamo che la nozione di “successore” di Peano si riduce alla nozione insiemistica di “ha come elemento”, infatti risulta dalla definizione che
0 ∈ 1 ∈ 2 ∈ 3 ∈ 4 ∈ 5 ...
(dove ∈ significa “appartiene a”)

Questo porta a un'analogia tra alcuni degli assiomi degli insiemi (o dirette conseguenze di essi) e gli assiomi di Peano.
  • Esiste l'insieme vuoto” corrisponde a “Lo 0 è un numero naturale”.
  • Nessun insieme appartiene all'insieme vuoto” corrisponde a “Lo 0 non è successore di nessun numero naturale”.
  • Si può costruire l'insieme coppia” ha come conseguenza che “esiste il successore di ogni numero”.
  • Nessun insieme appartiene a se stesso” corrisponde a “nessun numero naturale è successore di se stesso”.
  • Non esistono loop di appartenenza” corrisponde a “nessun numero può essere il successore di due numeri naturali distinti”.
  • Non esistono successioni discendenti infinite” corrisponde a “ogni sottoinsieme dei numeri naturali ha un numero minimo” principio che a sua volta è equivalente al principio di induzione.
In questo modo la teoria degli insiemi riesce a definire i numeri naturali ed a catturarne le proprietà. Come si vede la relazione "avere come successore" viene ridotta alla relazione "appartenere a" ed è proprio questo dover ridurre tutte le relazioni alla relazione di appartenenza che stiamo cercando di segnalare come limite della teoria degli insiemi. 
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Vi è un interessante nesso tra l'assioma di ben fondatezza, la topologia (di cui parleremo in un prossimo paragrafo) ed il senso umano che si può attribuire a queste costruzioni.

Abbiamo già detto del fatto che l'assioma di ben fondatezza è stato introdotto per evitare il Paradosso di Russell e di come si possa pensare che l'assioma di ben fondatezza parli indirettamente del fatto che la razionalità ha bisogno di basi. Oppure, di come il pensiero abbia bisogno di contenuti per avere senso. Ci siamo lamentati più volte del fatto che gli insiemi sono limitati nel cogliere le relazioni tra gli oggetti. Abbiamo più volte, forse anche ingiustamente, sottolineato il fatto che gli insiemi sono solo sacchi di patate. Abbiamo poi visto che non ci sono in verità neanche le patate e ci eravamo abituati all'idea che l'unico contenuto finale dei contenitori sia l'insieme vuoto. L'assioma di ben fondatezza blocca dal rischio di far poggiare tutto su catene di contenitori senza fine

[ [ [ [ [ [ [ [ [ ... ] ] ] ] ] ] ] ] ]

Questo per quanto riguarda il senso umano.

Veniamo allora al nesso con la topologia. Supponiamo, contro l'assioma di ben fondatezza, che esista un loop di insiemi ciascuno elemento del successivo: 


Dove ogni “cono” rappresenta uno zoom su un elemento che viene poi visto come insieme contenente altri elementi.
Se abbiamo un insieme che appartiene a se stesso, abbiamo qualcosa di questo genere:


Questa immagine richiama subito alla mente, per i matematici, la “Bottiglia di Klein” e vedremo che il nesso non è casuale.
La bottiglia di Klein è una costruzione geometrica (o più precisamente, topologica) che esiste solo in uno spazio a 4 dimensioni e che si può rappresentare in 3 dimensioni con una immagine del genere:



Nello spazio a 4 dimensioni la bottiglia di Klein ha una superficie liscia senza intersezioni con se stessa come avviene invece se costruiamo la bottiglia di Klein in 3 dimensioni.
La cosa curiosa della bottiglia di Klein è il fatto che la parete interna della bottiglia e la parete esterna della bottiglia sono in realtà la stessa parete. Si veda a questo proposito la prima immagine proposta o si pensi di scorrere il dito sulla parete della bottiglia, si scoprirà che è possibile passare da dentro a fuori senza incontrare mai un bordo come avviene invece in una normale bottiglia di acqua. Del resto la bottiglia di Klein non ha bordi come invece hanno le normali bottiglie.
Ma cosa c'entra la bottiglia di Klein con i nostri discorsi. La bottiglia di Klein c'entra perchè rappresenta un contenitore in cui non è possibile distinguere tra dentro e fuori, tra ciò che è contenuto e ciò che non è contenuto. E questo è proprio ciò che succede se accettiamo che un insieme possa appartenere a se stesso, non è più chiara la differenza tra dentro e fuori, tra contenuto e contenitore.

Questo nesso con la topologia è interessante perché la topologia gioca un ruolo fondamentale in matematica e forse possiamo arrischiarci a pensare che la topologia nasce, nella mente del bambino, proprio qua, nel cercare di distinguere tra contenuto e contenitore. Tra seno e latte. Tra latte ed affetto.

Pensiamoci. Poi ci torneremo su.



giovedì 9 aprile 2015

Peano.

Peano.

Siamo arrivati a discutere la natura profonda dei numeri naturali. Non possiamo non parlare di Peano.
Il geniale matematico Giuseppe Peano diede nel 1889 una precisa e fondamentale caratterizzazione dei numeri interi. Peano definì le proprietà caratterizzanti dei numeri naturali per mezzo di 5 assiomi. (Facciamo notare che gli assiomi di Peano non sono necessari per fondare la matematica se essa viene fatta poggiare sulla teoria assiomatica degli insiemi, essi sono solo un modo di raccontare le proprietà essenziali dei numeri naturali). Nell'enunciare gli assiomi di Peano si usa la funzione “successore” che associa ad ogni numero il suo successore. Gli assiomi di Peano sono i seguenti, scritti nella forma più semplice possibile:

  1. 0 è un numero naturale.
  2. Per ogni numero naturale n, il successore di n è un numero naturale.
  3. Se due numeri naturali hanno lo stesso successore allora essi sono lo stesso numero.
  4. 0 non è il successore di nessun numero naturale.
  5. Se un insieme K di numeri naturali contiene lo 0 ed è vero che ogni volta che contiene un numero contiene necessariamente anche il successore di tale numero, allora K contiene tutti i numeri naturali.

- Il primo assioma assicura che lo 0 sta nell'insieme dei numeri naturali e con ciò assicura che l'insieme dei numeri naturali non è vuoto; così come un assioma della teoria degli insiemi assicura che l'insieme vuoto esiste e con ciò che la teoria non è vuota.

- Il secondo assioma può essere considerato una freccia, un processo. Dato un numero naturale si può passare al successivo ed esso sarà ancora un numero naturale. Questo assioma coglie l'essenza del processo mentale del contare. Esso coglie il fondamentale processo specificamente umano di separarsi da un numero per immaginare il successivo in una scansione che è intimamente connessa con la scansione del tempo o addirittura con la creazione del movimento del tempo nella mente umana.

- Il terzo assioma assicura che non si creino dei loop come i seguenti, in cui, per esempio. il 2 è successore di due numeri:


- Il quarto assioma assicura che non si creino loop come i seguenti, in cui lo 0 diventa successore di un altro numero o di se stesso:


- Il quinto assioma, detto anche Principio di Induzione, è di importanza fondamentale perché caratterizza un'importante proprietà dei numeri naturali e cioè il fatto che essi si possono ottenere tutti partendo dallo 0 ed applicando a oltranza la funzione “successore”.

Un modo leggermente diverso di enunciare il Principio di Induzione è il seguente. 
E' data una proprietà che ogni numero può avere oppure no. 
Se è vero che:
  1. La proprietà vale per lo 0.
  2. Ogni volta che la proprietà vale per un numero naturale allora possiamo dedurre che vale anche per il numero successivo.
Allora in queste condizioni, la proprietà deve essere vera per tutti i numeri naturali.

Il principio di induzione mostra in maniera molto chiara che i numeri naturali sono caratterizzati dalla funzione di passaggio al successivo. E' questa freccia, questo processo, questa funzione di passaggio al successivo che è in grado di generare tutti i numeri. Questa è l'essenza e la natura dei numeri naturali, il fatto che passando da uno al successivo si possono ottenere tutti.
Da questo punto di vista la definizione dei numeri come classi di insiemi equipotenti non è molto significativa.

Numerosità.

Numerosità

Dice Boyer1, noto storico della matematica:

Oggi è ancor più evidente che le capacità di distinguere il numero, la dimensione, l'ordine e la forma, rudimenti di istinto matematico, non sono proprietà esclusiva del genere umano. Esperimenti effettuati con corvi, per esempio, hanno mostrato che almeno certi uccelli sono in grado di distinguere insiemi contenenti fino a quattro elementi. (si veda: Levi Conant, “The Number Concept, Its Origin and Development”, 1923 ed anche H. Kalmus, “Animals as Mathematicians”, Nature, 202, 1964).

La capacità di distinguere numerosità e la capacità di contare non sono parenti a nostro avviso.
Rifiutiamo inoltre l'idea dell'esistenza di un “istinto matematico”.
L'istinto è qualcosa di tipicamente animale. L'istinto o comportamento innato è la tendenza intrinseca di un organismo vivente ad eseguire o mettere in atto un particolare comportamento.
I comportamenti istintivi sono comportamenti automatici che non sono cioè frutto di apprendimento né di scelta personale. L'istinto ha un rapporto piuttosto rigido con ciò a cui mira, difficilmente ottenendo soddisfazione da un oggetto diverso.
La matematica è invece pensiero, creazione, fantasia, immaginazione.
Difficile allora concepire qualcosa come un istinto matematico, si tratta di una contraddizione in termini.

Proseguiamo allora con Boyer, perché ci sembra rappresentativo di un filone di pensiero importante in quanto culturalmente molto diffuso:

In un primo tempo le nozioni primitive di numero, grandezza e forma facevano, forse, riferimento più a contrasti che non a somiglianze: la differenza tra un solo lupo e molti lupi [...] Gradualmente deve essere emerso, dal disorientamento di esperienze caotiche, la consapevolezza che esistono somiglianze: e da questa consapevolezza di somiglianze di numero e di forma trassero origine tanto la scienza della natura quanto la matematica. Le differenze stesse sembrano rinviare a somiglianze: infatti il contrasto tra un solo e molti lupi, tra una pecora e un gregge, tra un albero e una foresta suggerisce che un lupo, una pecora ed un albero hanno qualcosa in comune: la loro unicità.
Nella stessa maniera si sarebbe osservato come certi altri gruppi possano essere messi in corrispondenza biunivoca. Le mani possono essere appaiate con i piedi, con gli occhi, con le orecchie o con le narici.
Questo riconoscimento di una proprietà astratta che certi gruppi hanno in comune, e che chiamiamo numero, rappresenta un grande passo verso la matematica moderna.

Si vuole qui tentare di raccontare come il concetto di numero nasca dal concetto di corrispondenza biunivoca ossia dal concetto di equipotenza: due insiemi sono equipotenti se i loro elementi possono essere messi in corrispondenza biunivoca. I numeri sarebbero il quoziente del mondo modulo la relazione di equipotenza. Questo è anche l'approccio al concetto di numero che si tentava di imporre ai bambini delle elementari quando era in voga l'insiemistica.
Questa visione tuttavia non coglie in nessun modo l'aspetto dinamico del contare, non coglie la forte relazione tra il contare ed il movimento del tempo. Boyer pensa che il concetto di numero sia nato prima del contare. Noi pensiamo che il contare venga prima del concetto di numero. Contare è un movimento della mente collegato al movimento del tempo.
Anche volendo accettare l'idea di numero che Boyer e molti altri propongono non si spiega poi come questi numeri, visti come fotografie di situazioni statiche, si colleghino tra loro. Non vi sarebbe nessuna relazione tra un insieme con 3 mucche ed un insieme con 5 mucche.

Possiamo forse qui citare il metodo Doman2. Usando questo metodo i bambini vengono stimolati fin da piccolissimi (fin dal primo o secondo di età) a distinguere numerosità mostrando loro delle schede con dei pallini (esempio, 99 pallini):



Vengono poi abituati a memorizzare il risultato di operazioni tra numerosità: 5 pallini + 42 pallini fa 47 pallini, sempre mostrando delle schede con solo pallini.
Il metodo funziona nel senso che alcuni bambini imparano a dire i numeri molto presto e memorizzano i risultati di molte operazioni fin da molto piccoli. E' stato però studiato che il metodo non ha influenze positive sulla capacità dei bambini di imparare bene la matematica in seguito nella scuola ed anzi è stato riscontrato che i bambini sottoposti a questo metodo vanno spesso in crisi in seconda o terza elementare perché non hanno sviluppato certe abilità connesse con i processi di elaborazione ed hanno allenato invece la mera memorizzazione.
Doman è l'ideatore di un analogo metodo per imparare a leggere prima dei 3 anni3. Sono stati fatti numerosi studi4 che mostrano come i bambini sottoposti a questo metodo imparino si a leggere ma perdano la possibilità di comprendere, ricreare e rendere proprio il profondo, bellissimo, umanissimo e complesso processo mentale che porta dal suono al leggere allo scrivere.

[i bambini] nel secondo e terzo anno di scuola cominciavano a peggiorare. Il processo meccanico di apprendimento che avevano utilizzato per imparare precocemente non si adattava all'apprendimento più complesso delle classe avanzate. Sembravano arenarsi in metodi di apprendimento primitivi.5

Ci sentiamo di poter dedurre da queste osservazioni che il processo del contare è molto di più del riconoscere numerosità e che il processo del contare sia qualcosa di specificamente umano che non viene imparato dal bambino ma ricreato dalla mente di ogni singolo bambino.

[Nota: i pallini nella figura sono in realtà 272].

1. Carl B.Boyer, Storia della Matematica, Mondadori, 1980, p.1 e seguenti.
2. Doman Glenn; Doman Janet, “Imparare la matematica prima dei tre anni. La rivoluzione gentile”, 1999, Armando Editore.
3. Doman Glenn, “Leggere a tre anni”, 2003, Armando Editore.
4. T. Berry Brazelton, “Il bambino da 0 a 3 anni”, 2003, Rizzoli, p.252.
5. Brazelton, op.cit. p.253.

mercoledì 8 aprile 2015

Pensare l'infinito.

Pensare l'infinito.

Il quinto assioma della teoria degli insiemi tratta dell'infinito e postula l'esistenza di (almeno) un insieme infinito. Anche se per essere precisi l'assioma non parla mai di “infinito” perché non è ancora un concetto con una definizione:

    Assioma dell'infinito: Esiste un insieme X tale che {} è in X e ogni volta che y è in X, lo è anche l'unione y U {y} (dove U rappresenta l'unione).

Possiamo immaginare che l'assioma ci stia dicendo che esiste un insieme X che contiene tutti i numeri interi, a questo proposito bisogna definire i numeri interi nel seguente modo.
Definiamo 0 come {}.
Definiamo ora 1 come 0 U {0} ossia {} U {{}} = {{}}
Definiamo poi 2 come 1 U {1} ossia {{}} U {{{}}} = { {}, {{}} }
Definiamo poi 3 come 2 U {2} ossia { {}, {{}}, {{},{{}}} }
ecc.
Con i numeri così definiti l'assioma si traduce in: esiste un insieme che contiene tutti i numeri interi.

L'aspetto che qui ci interessa è l'idea che ogni numero sia in certo senso in grado di generare il successivo numero secondo la regola S(n) = n U {n} dove S(n) è il successivo di n.
Questa possibilità di passare da un numero al successivo, questa possibilità di generare i numeri, di crearli, è qualcosa di specificamente collegato alla fantasia umana. Anche gli animali sono in grado di distinguere certe “numerosità” ma solo come concetto statico: difronte alla figura di 3 chicchi di mais ed alla figura di 8 chicchi di mais, il pulcino sceglie di dirigersi verso la figura con 8 chicchi. E' stato studiato che vari animali sono in grado di distinguere le numerosità fino a 4, 5 o anche un po' di più. Ma gli animali non hanno in nessun modo l'idea del contare.
Dobbiamo allora pensare che l'idea del contare, il processo del contare, siano collegati a qualcosa di specifico degli esseri umani. E' a questa domanda che vogliamo dare una risposta precisa e saremo in grado di farlo dopo aver parlato della Teoria della nascita di Massimo Fagioli. Un vago accenno alla risposta lo troviamo nel nostro paragrafo precedente in cui abbiamo detto che gli assiomi della teoria degli insiemi evocano le immagini di: bambino, bambino e mamma, socialità, infinito. Allora dobbiamo forse pensare che la capacità di contare sia connessa con il movimento (nel tempo) della mente dal sé (io) all'immaginare che ci debba essere un altro essere umano.
Torneremo ampiamente su questo punto.

L'altro aspetto interessante è il fatto che il distinguere numerosità come fanno gli animali è collegato a qualcosa di statico, di fisso che al massimo può portare ai concetti di Uno, Due, Tre, Quattro, Molti. Arrivati cioè a una certa numerosità si passa al concetto di Molti e non interessa più la differenza tra un insieme con 30 chicchi e uno con 32 chicchi.
Mentre il contare è collegato a qualcosa di dinamico, ha in sé il concetto di tempo ed il concetto di processo per cui, siccome il processo si può ripetere, si arriva all'idea di numeri senza fine. Si arriva all'idea di infinito.

Pensare l'infinito è capacità specificamente umana che nasce dal contare come processo dell'immaginazione nel tempo.
Catalogare numerosità è attività specificamente animale che nasce dall'utilità razionale di andare dove ci sono più risorse.

Ne parliamo ancora nel prossimo paragrafo perché ci sembra un punto importante.


martedì 7 aprile 2015

Io, noi due, noi, infiniti.

Io, noi due, noi, infiniti.

Concedetemi un paragrafo più di ricerca degli altri. Un paragrafo in cui potrei non essere del tutto preciso, in cui potrei fare degli sbagli. Credo valga la pena di tentare perché la posta è provare a capire meglio alcune dinamiche importanti.

Ci sono strane assonanze tra la teoria degli insiemi e certi aspetti degli esseri umani.
I primi cinque assiomi della teoria si occupano: della definizione insiemistica di identità, del primo ente esistente (l'insieme vuoto), dell'esistenza delle coppie, della costruibilità delle unioni ed infine dell'esistenza di un insieme infinito.
Mi verrebbe da dare a questi cinque assiomi i seguenti nomi: identità, bambino, bambino e mamma, socialità, immaginazione. Perché in essi vi è un crescere della cardinalità degli insiemi di cui si occupano: identità, io, noi due, noi, infiniti.
Ma ovviamente salta all'occhio il fatto che in questa corrispondenza il bambino sarebbe associato all'insieme vuoto e questo non è molto bello. Ed allora, come sempre, penso se non sto sbagliando tutto, se non siano solo strane assonanze quelle che vado trovando. Poi qualcosa mi spinge a provare ad insistere, riconosco alcuni nessi.

Il bambino ha bisogno di creare un primo forte legame con la mamma prima di aprirsi al mondo ed alla socialità.
Gli insiemi hanno bisogno dell'assioma della coppia per poter poi arrivare a costruire insiemi con molti elementi, non basta l'assioma dell'unione. (vedi nota tecnica oltre)

Gli insiemi rappresentano la coppia come due elementi chiusi in uno stesso sacchetto.
Gli insiemi, ovviamente, non riescono e non possono rappresentare in maniera soddisfacente la coppia bambino-mamma ma sembra che la matematica voglia di questa coppia tenere l'essenza per costruire un mondo astratto il cui scopo è studiare le relazioni tra gli oggetti.
Tuttavia gli insiemi nel rappresentare la coppia come due elementi chiusi in un sacchetto perdono qualcosa della verità di una coppia: perdono la relazione, la direzione, la differenza dei ruoli degli elementi. La teoria degli insiemi si ritrova poi a dover rappresentare artificiosamente le relazioni perché altrimenti non può studiare nulla.

Io, noi due, noi, infiniti. Il prossimo assioma parla di infinito e ci porta diritto al cuore della questione. Dove nasce la capacità di contare? Come avviene che gli esseri umani possono contare a oltranza? La capacità di contare è veramente alla base della matematica?

Ho ancora tante cose da raccontarvi.


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Nota tecnica:
Abbiamo detto che è interessante notare che nella teoria assiomatica degli insiemi si verifica ciò che si verifica negli esseri umani.
Il neonato ha bisogno di stabilire un rapporto forte con la mamma per poi piano piano aprirsi al mondo ed alle altre relazioni.
Curiosamente anche la strutturazione degli insiemi ha bisogno di un assioma che garantisca l'esistenza della coppia e poi di un assioma che garantisca l'esistenza dell'unione. Si potrebbe pensare, abbiamo detto, che il primo assioma è ridondante ma risulta invece necessario: senza la possibilità di costruire coppie non vi sarebbero neanche degli insiemi iniziali su cui fare delle unioni. La formazione di insiemi via via più grandi avviene nel seguente modo:

{}
{ {} } = { {} , {} }
{ {}, {{}} }
{ {{}} } = { {{}}, {{}} }
{ {}, {{}}, {{{}}} }
...

Vale la pena sottolineare ancora una volta che queste sequenze, ben formate, di parentesi sono ciò che veramente studia la teoria assiomatica degli insiemi e ciò che veramente esiste in matematica, il resto sono tutte costruzioni, definizioni e nomi dati a strutture di questo genere e con complessità via via crescenti. A partire dai numeri come vedremo meglio tra poco.


venerdì 3 aprile 2015

Essere in relazione con.

Cos'è la matematica?

Alcune definizioni:

Mathematics is the classification and study of all possible patterns. Walter Warwick Sawyer, 1955

Mathematics is a broad-ranging field of study in which the properties and interactions of idealized objects are examined. Dal sito Wolfram MathWorld

The science of structure, order, and relation that has evolved from elemental practices of counting, measuring, and describing the shapes of objects. Encyclopaedia Britannica

A mathematician, like a painter or poet, is a maker of patterns. If his patterns are more permanent than theirs, it is because they are made with ideas. G. H. Hardy, 1940

In generale penso si possa dire che la matematica è lo studio degli schemi, degli ordini, delle relazioni che sussistono tra oggetti di natura astratta.

Coppia.

Se la matematica è lo studio delle relazioni tra oggetti di natura astratta, la teoria assiomatica degli insiemi deve dare la possibilità di mettere tali oggetti in relazione. I primi strumenti fondamentali per andare in questa direzione sono dati dal terzo e dal quarto assioma che permettono di creare nuovi insiemi a partire da altri già esistenti. Nello specifico il terzo assioma permette la costruzione di coppie non ordinate ossia di insiemi con due elementi ed il quarto assioma permette la costruzione dell'insieme unione di altri insiemi dati.

Il terzo assioma della teoria degli insiemi è:
    Assioma della coppia: Se x, y sono insiemi, allora lo è anche {x,y}, cioè un insieme contenente x e y come unici elementi.

Detto in parole semplici questo assioma dice che se abbiamo due elementi x e y è possibile creare un insieme che ha come elementi solo x e y e viene denotato con {x, y}. Ricordo che x e y possono a loro volta essere solo insiemi perché gli insiemi sono l'unica cosa che esiste nella teoria assiomatica degli insiemi. Questo assioma serve ad andare nella direzione di dare alla matematica la possibilità di studiare le relazioni tra oggetti: senza poter costruire insiemi che rappresentano coppie di elementi non è possibile per la matematica studiare le relazioni tra gli oggetti. Un insieme con più elementi può essere considerato un modo di mettere tali elementi in relazione.
Possiamo far notare che anche se l'assioma della coppia consente direttamente solo la costruzione di coppie non ordinate, in cui cioè non c'è un primo elemento ed un secondo elemento ma entrambe gli elementi giocano lo stesso ruolo, tale assioma permette anche la costruzione di coppie ordinate per mezzo di un piccolo artificio: dati gli elementi x e y, possiamo costruire la coppia ordinata in cui x è il primo elemento e y è il secondo elemento, nel seguente modo: {x, {y}} o in qualunque altro modo che renda differente il ruolo di x e y, per esempio: {x, {x,y}}, {x, {{},y}}.
Vale la pena sottolineare come il concetto di relazione debba essere modellato per mezzo dell'appartenenza allo stesso insieme e questo può risultare piuttosto artificioso. La matematica è lo studio delle relazioni tra oggetti astratti però la teoria assiomatica degli insiemi punta innanzitutto a
modellizzare il concetto di appartenenza. Vi è qui una sfasatura di fondo tra gli obiettivi della matematica e le sue fondamenta. Si potrebbe immaginare che una matematica che pone come base il concetto di “essere in relazione con” abbia maggiori possibilità di riuscire nell'intento di comprendere le relazioni più nascoste tra gli oggetti. Vedremo che a questo preciso aspetto risponde la teoria delle categorie.

Unione e non gruppo.

    Assioma dell'unione: Ogni insieme ha un'unione. Cioè, per ogni insieme x esiste un insieme y i cui elementi sono esattamente gli elementi degli elementi di x.
    Detto in parole più semplici dato un insieme x i cui elementi sono insiemi, è possibile costruire un insieme che ha come elementi tutti e soli gli elementi che appartengono ad almeno un insieme di x.
Detto in parole ancora più semplici, se abbiamo degli insiemi x1, x2, x3, ... possiamo creare un insieme che ha come elementi tutti gli elementi di x1 uniti a quelli di x2 uniti a quelli di x3 ecc.
L'assioma dell'unione è ciò che consente la costruzione di raccolte, collezioni, famiglie, classi, ... di insiemi appunto. Si possono prendere elementi da altri insiemi e metterli tutti dento uno stesso contenitore.

L'assioma porta con sé la potenza del poter costruire collezioni a piacimento con la debolezza di costruire appunto solo collezioni senza struttura, ossia collezioni di elementi in cui non è nota e formalizzata la relazione che sussiste tra tali elementi. Vedremo come affronta questo aspetto la teoria delle categorie.


mercoledì 1 aprile 2015

Vuoto, l'insieme.

L'insieme vuoto.

Torniamo allora alla nostra analisi degli assiomi della teoria assiomatica degli insiemi.
Eravamo partiti dal tentare di cogliere le immagini nascoste in questi assiomi e quando dico immagini intendo le immagini di valore umano.
Avevamo già discusso quale fosse il senso di una tale operazione ed eravamo arrivati a un pensiero interessante che è il seguente: se la matematica è creazione della mente umana, come pensiamo, allora ha senso pensare che essa porti con sé tracce del modo di pensare e vedere di chi la matematica l'ha creata, ossia degli uomini e donne che l'hanno creata in un certo modo in certo periodo storico.
Procediamo allora con la nostra analisi degli assiomi della teoria degli insiemi. Avevamo già visto come il primo assioma dica con precisione che ciò che interessa modellare in questa teoria, e ciò su cui si vuole fondare tutta la matematica, è il concetto di “avere”. Avere, possedere e, simmetricamente, appartenere, essere membro di, sono termini che la teoria degli insiemi prende come “primitivi” ossia non definibili con altri termini più elementari.
Abbiamo già parlato di come questo interesse per il concetto di “possedere” potrebbe essere traduzione di un pensiero sull'essere umano e cioè che esso sia tabula rasa, brocca da riempire.
Il secondo assioma della teoria assiomatica degli insiemi tratta dell'insieme vuoto e dice che l'insieme vuoto esiste:
  1. Assioma dell'insieme vuoto: Esiste un insieme privo di elementi. Useremo {} per indicare questo insieme.

La teoria assiomatica degli insiemi ha bisogno di poter affermare l'esistenza di qualche oggetto per poter effettuare delle costruzioni con cui fare matematica. Questo assioma garantisce l'esistenza dell'insieme vuoto. (Vi è poi un solo altro assioma esistenziale che è quello che garantisce l'esistenza di un insieme infinito).

Cosa ci racconta questo assioma?
Dopo aver trovato “la tabula rasa” nascosta dietro al primo assioma della teoria degli insiemi ci troviamo con il vuoto nel secondo assioma.
La matematica poggia tutta su un insieme vuoto. E le cose stanno davvero così.
L'insieme vuoto è unico (perché due insiemi senza elementi sono identici, per il primo assioma) ed a partire da esso si costruiscono tutte le altre strutture di cui la matematica necessita. Una cascata infinita di concetti e costruzioni che partono tutte da un insieme vuoto. E non posso non pensare alla ragione stessa che può ragionare su tutto ma che non sa dire su cosa poggia e da dove nasce.
E qua viene quasi da chiedersi: possibile che non vi siano altre possibilità? Possibile che non sia venuto in mente altro che poggiare tutto su un insieme vuoto? Possibile che matematicamente questa sia la scelta più efficiente e potente? Possibile che l'idea di poggiare tutto su un insieme vuoto non abbia un senso ed un significato preciso? Potrebbe trattarsi invece del fatto che quando le immagini non coscienti che vagano nella mente dei matematici e nella cultura del tempo sono quelle di “tabula rasa” e “vuoto affettivo” allora si finisce per creare una matematica che di questi concetti ne fa le fondamenta?

L'unico vero ente della teoria assiomatica degli insiemi è il concetto di contenitore rappresentato nella notazione matematica da due parentesi graffe {}.
I numeri per esempio possono essere rappresentati e costruiti mediante una successione di contenitori annidati come matriosche (diamo una rappresentazione semplificata per non appesantire troppo la trattazione):

0 - {} l'insieme vuoto,
1 - {{}} l'insieme che ha come unico elemento l'insieme vuoto,
2 - {{{}}} l'insieme che ha come unico elemento l'insieme che ha come unico elemento l'insieme vuoto,
3 . {{{{}}}} ecc.

Come si vede l'unica cosa che si salva in questa teoria sono le scatole vuote, i contenitori, le matriosche. E ci si chiede allora se il nostro aver precedentemente definito gli insiemi come dei sacchi di patate non sia già una concessione dal momento che in realtà la matematica è fatta di sacchi vuoti, non ci sono neanche le patate.
Fondare tutto sull'insieme vuoto è un fatto curioso, interessane e strano. Il vuoto non esiste. Non esiste in natura (come abbiamo visto nel paragrafo su Heisenberg). Il vuoto è un'astrazione della mente. Fondare tutto sull'insieme vuoto è allo stesso tempo un atto di astrazione e fantasia ma anche il segno forte di una mancanza. Identificheremo inseguito quale sia questa mancanza.

Come sono fatti gli insiemi possibili?
Di cosa tratta davvero la teoria assiomatica degli insiemi?
Tratta di matriosche di matriosche di matriosche ... vuote, ossia contenitori di contenitori di contenitori vuoti ... qualcosa che possiamo rappresentare con questa figura:


Dove ogni cerchietto senza nulla dentro rappresenta l'insieme vuoto.
O che possiamo rappresentare anche con un albero gerarchico:


Dove ogni segmento verso l'altro rappresenta un contenimento in un contenitore più grande.
O che possiamo rappresentare anche con un grafo gerarchico che tenga conto delle uguaglianze tra insiemi secondo quanto asserito dal primo assioma:



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Trovo veramente curioso pensare che la matematica tutta si basa su queste bolle vuote
e continuo a pensare che le immagini di senso umano che emergono dalle idee matematiche
debbano avere un valore, appunto, umano, che non siano mere coincidenze e forzature.
Continuo a pensare che cercare di cogliere un pensiero dietro alle idee matematiche
possa portarci a fare delle scoperte ...