La nascita del tempo nella mente umana
Pensiamo a quei
primi momenti del neonato appena uscito dal canale del parto:
la luce aggredisce
la retina, il neonato rende, con la fantasia, non esistente il mondo
materiale aggressivo, compare nella sua mente la memoria-fantasia
delle sensazioni intrauterine avute,
il neonato
immagina e si volge alla ricerca di una realtà umana oltre la
propria.
Vi è in
questi primissimi due pensieri (fantasia di sparizione contro il
mondo materiale e memoria-fantasia delle sensazioni intrauterine
avute) un volgersi del neonato dal mondo materiale al mondo umano.
Si tratta del
primo movimento della mente. Si tratta della nascita stessa della
mente.
La mente nasce
quindi con un movimento, con un volgersi, con un passare da un
momento a un altro, con un passare dal non umano all'umano, con un
passare da una situazione all'immaginarne un'altra. La mente nasce
con una trasformazione.
Possiamo qua
allora fare delle ipotesi.
Possiamo
ipotizzare che questo primo movimento della mente abbia forti
ripercussioni su tutta la strutturazione della mente stessa e sia
alla base dell'esistenza di certe categorie, mentali appunto, che gli
esseri umani hanno.
Più
precisamente ci chiediamo: è possibile pensare che questo far
sparire qualcosa per immaginare qualcos'altro, questo passaggio da un
momento a un altro, crei nella nostra mente la nozione di tempo? Crei
nella nostra mente il tempo stesso?
Ciò che
era, non è più; ciò che non era, è. Il
mondo materiale aggressivo non esiste nella mente, la
memoria-fantasia delle sensazioni avute esiste grazie alla capacita
di immaginare.
Questo primo
passaggio della mente da un momento a un altro, stiamo dicendo,
potrebbe determinare la nostra capacità di concepire e
rapportarsi con il tempo. La fantasia di sparizione insieme alla
capacità di immaginare potrebbero essere all'origine
dell'esistenza del concetto di tempo nella nostra mente in quanto
creerebbero nella mente l'idea della trasformazione.
La mente umana è
in grado di andare incontro a trasformazioni.
Nel feto non vi è
scorrere del tempo1
perché non vi è neanche la mente ma dobbiamo pensare
che altrettanto valga per gli animali. Dobbiamo pensare che sebbene
gli animali possano esperire il mondo che cambia, essi non riescano a
percepire la dimensione del tempo che passa perché il loro
cervello non ha in sé il concetto di trasformazione. Dobbiamo
pensare che gli animali sono in grado di avere ricordi fotografici di
situazioni varie ma che essi non possono concepire il passare del
tempo. Riescono cioè a percepire il movimento nello spazio,
il cambiamento del corpo nello spazio ma non la trasformazione della
mente nel tempo.
Il cucciolo di
cerbiatto che nasce, per qualcosa che lo rende diverso da un essere
umano, non realizza una fantasia di sparizione contro la realtà
materiale fredda ed aggressiva ma anzi realizza il massimo della
razionalità possibile per rapportarsi il meglio possibile con
questo mondo materiale cercando di ottimizzare le sue possibilità
di sopravvivenza. L'animale si muove con l'istinto che,
contrariamente a quanto comunemente pensato, è una spinta
razionale a ripetere, nelle stesse condizioni, sempre gli stessi
comportamenti automatici.
Vi è questa
grossa differenza tra gli animali e gli esseri umani: gli esseri
umani hanno la fantasia di sparizione.
Quei primi
pensieri del neonato creano nella mente l'idea della trasformazione e
con essa la possibilità di concepire il tempo.
1. “Avevo
scritto che la donna, linea pura, guardava le pareti della grotta.
E' sola a guardare le linee che sono colori. I colori che sono linee
senza il nero del buio da cui l'essere umano si è tolto
perché la donna-natura lo ha gettato nel mondo. Il corpo del
feto sparisce come se non fosse mai esistito. Il neonato è
una realtà che, prima, non è esistita. Non ha il
ricordo del tempo passato perché il tempo nel feto non
esiste. E' realtà biologica in rapporto con lo spazio.”
Massimo Fagioli, Left, numero
11, marzo 2015.
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