Scuola: Cabri - Disegni - Sketchup

sabato 21 febbraio 2015

Adolescenza e matematica.

Adolescenza e matematica.

Viene l'adolescenza. La ricerca dell'identità. La ricerca di se stessi, di ciò che si ha dentro.
La ricerca del contenuto. O meglio, la ricerca del contenuto del contenuto del contenuto
(già, come negli insiemi): contenente forse è il corpo, contenuto forse è il movimento, contenuto del contenuto è il pensiero che fa il movimento ed, infine, contenuto del contenuto del contenuto è il pensiero non cosciente, fatto di immagini, che è il motore primo.
Viene l'adolescenza e l'esigenza di poggiare la costruzione della propria identità sui pensieri più profondi che abbiamo, sui pensieri non coscienti appunto.
O almeno così dovrebbe essere. Ma non sempre è così e non sempre il tentativo riesce.
Non sempre si riesce ad essere abbastanza in rapporto con la parte non cosciente dei nostri pensieri. Non sempre si riesce ad essere abbastanza non scissi tra cosciente e non cosciente da riuscire in questo difficile passaggio.
Non sempre il non cosciente è abbastanza sano e pulito da sostenere il peso dell'identità in formazione.
Quando vi è scissione, il mondo cosciente è lontano da quello non cosciente. Il mondo cosciente è lontano dal sentire. L'identità profonda viene sostituita dall'identificazione coi padri, dalla corazza caratteriale, dalla gestione cosciente e razionale del comportamento. In questi casi si sta delineando un possibile adulto anaffettivo o schizoide.
Talvolta vi è invece malessere più o meno grave. Svezzamenti falliti, separazioni dai genitori che diventano apparentemente impossibili. Talvolta vi è rabbia, bramosia, delusione. Depressione.
E poi ancora: disagio col proprio corpo, difficoltà con gli affetti, difficoltà nelle relazioni e nei rapporti.

Cosa c'entra tutto questo con la matematica e con il filo del pensiero che stavamo seguendo?
C'entra perché capita che alcuni ragazzi, la cui identità non è abbastanza definita da reggere ai rapporti ed alle delusioni, scelgano la matematica come rifugio, come mondo in cui le cose tornano, come mondo in cui la complessità è gestibile, come mondo in cui essere bravi e sentirsi di valere.
Il mondo della matematica viene riconosciuto come mondo amico, non frustrante. Diventa il proprio mondo. Diventa il mondo in cui far tornare le cose. (Vedremo poi che questo riconoscere la matematica come mondo amico potrebbe essere dovuto al modo stesso in cui la matematica nasce e si forma nella mente umana).

I matematici.

I matematici sono strani. Lo dicono tutti.
I matematici non sono necessariamente razionali nella vita.
I matematici non sono necessariamente razionali quando fanno ricerca matematica, anzi.
I matematici sono rigorosamente logici quando danno la dimostrazione di un risultato.
I matematici fanno della matematica il loro mondo.1
Ai non matematici la matematica produce angoscia e incomprensibilità perché toglie l'irrazionalità dei rapporti, la nebulosità dell'inconscio, l'indefinitezza della vita.
Per i matematici la matematica, in cui le cose tornano, placa l'angoscia prodotta dai rapporti.
I matematici hanno spesso la spinta a sistematizzare il loro campo di studio.
I matematici incanalano la razionalità, prodotta dalla fuga dai rapporti, nella sistematizzazione della matematica stessa.

Ma si può pervenire ad un paradosso: su cosa si basa la razionalità? Su se stessa?


(Nota 1: A questo proposito è ben nota la seguente barzelletta sui matematici.
L'avvocato: “meglio un'amante. Se hai una moglie e vuoi divorziare, vai incontro ad un sacco di problemi legali”.
Il medico: “meglio una moglie. Il senso di sicurezza che ti dà il matrimonio diminuisce lo stress”.
Infine il matematico: “meglio averle tutt'e due: così quando la moglie pensa che sei con l'amante e l'amante pensa che sei con la moglie, tu puoi andare al dipartimento di matematica in santa pace!”)

2 commenti:

cristina ha detto...

.....comunque continuo a leggere tutto....ciao

Guzman ha detto...

grazie!!!

ciao.